Antonella Ursi
“I sapori
dell’atmosfera rarefatta” – Luglio 1996
Ricordo la sua prima mostra tenuta a Gandoli, fuori dalle
mura domestiche. Fui interessato ad occuparmene grazie ad un amico comune, l’allora
Sindaco di Pulsano Lino Mandrillo, il quale restò, già allora, affascinato, ma
anche attratto dalla valenza di una sua concittadina.
In questi anni, non molti vista la giovane età
dell’artista, la Ursi ha suscitato l’interesse di non pochi autorevoli personaggi della cultura, e
della pittura in particolare: cosa non semplice a realizzarsi. Questo,
tuttavia, ha un significato, ha un valore che le conferiscono riferimento e
attenzione, e con lei la stessa cittadina di appartenenza che viene resa più
ridente grazie alla sua cromaticità, ai suoi colori espressivi, ai paesaggi che
esprimono un loro linguaggio interiore, ai volti pensosi che ripensano la
resurrezione; ai fiori e ai campi fioriti che sembrano testimoniare l’urlo di
un ambiente in cui molti hanno perso l’udito e quasi tutti hanno perso la
sensibilità.
Antonella Ursi rappresenta una
tappa importante per Pulsano, un momento forte che con forza ha voluto imporre
un intergiro sulla lunga tappa della considerazione umana, della solidarietà e
del riconoscimento obiettivo dei valori della persona.
La persona, in questo caso, è una rappresentante del ionio
femminile; quel tanto ambito desiderio al quale è demandato parte della nostra
speranza di rinascita, di divenire, di adeguamento al nuovo corso della storia,
alle esigenze, ormai improcrastinabili, di definire un modo di vita autentico e
al passo coi tempi.
La Ursi è Salento, è Murgia, è Puglia;
io credo che Antonella sia soprattutto se stessa e quella dannata voglia di
riuscire a mettere insieme preziosi cocci di un vaso frantumato dalle
difficoltà civili di una vita schiacciata dalla non regola e dalla
denigrazione: frutto di una spietata inabilità culturale. Antonella rappresenta
la voce che si eleva alta per divenire riferimento illuminante capace di
schiarire sempre più le coscienze, sempre più luoghi comuni che sono stati alla
base di quel degrado intellettuale e sociale, anche quando appariva essere
riferimento inevitabile. Occorre prendere atto! Amici, qui è la nostra terra
che parla, i nostri fiori, le nostre architetture, le nostra vocazioni
ambientali. Il riferimento ci è dato dai sapori di una atmosfera rarefatta in
cui la fragilità femminile riprende, ricordando il passato, la macchia
mediterranea, i paesaggi nostrani assolati in cui una strana luce dona, alle
opere dell’autrice, un effetto d’insieme fluorescente.
Sapete perché Antonella è importante?
Perché è riuscita a dare voce alle pietre, sensibilità ai
fiori, riflessione alle persone e un invito a considerare la nostra natura come
riferimento principale del nostro modo di essere.
Il linguaggio è quello dei colori, forti e naturali, ma
anche quello di una anima turbinosa che sente il desiderio e la voglia di
diffondere il suo dannato desiderio: la resurrezioni delle menti e la riqualificazione
del Sud.